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LA QUESTIONE PALESTINESE

Un serio problema di politica internazionale è dato dalla questione palestinese. Che i Palestinesi abbiano diritto a un loro Stato, mi sembra cosa giusta ed evidente. Con la fondazione dello Stato di Israele nel 1947, è iniziata la progressiva spoliazione ed espropriazione da parte dei coloni ebrei delle terre che prima appartenevano ai Palestinesi. E' a quella data che risale l'inizio della "questione palestinese". E' anche vero che gli ebrei avevano parimenti diritto ad un proprio Paese, dopo il terribile Olocausto perpetrato dai nazisti nell'ultimo conflitto mondiale. La creazione dello Stato di Israele, appoggiata dall'Inghilterra, è frutto di quell'ideologia nazionalistica che va sotto il nome di sionismo. Per gli ebrei ortodossi, per contro, la diaspora è la condizione naturale del popolo ebraico, diaspora (o "dispersione"), che ebbe inizio nel 135 d.C., quando l'Imperatore romano Adriano conquistò Gerusalemme. Da allora prese forma la figura dell' "ebreo errante", vagante per il mondo e dedito ai commerci, nonché sottoposto a vessazioni e discriminazioni, perché accusato di aver provocato la morte di Gesù Cristo. Oggi  Israele si presenta come un moderno Stato democratico, stabile e quindi con un popolo "sedentario", diversamente da altre popolazioni del Medio Oriente, caratterizzate da un alto tasso di instabilità migratoria. Ultimamente sembra che si sia giunti ad un accordo tra Israele e la controparte islamica di Hamas, con il riconoscimento, sancito dall'ONU, di uno Stato palestinese e la fine di una guerra tremenda. Può reggere questa "sistemazione" patrocinata dagli Stati Uniti ? Speriamo di si, anche se presumibilmente l'attrito tra le due popolazioni sembra destinato a rimanere alto. E' possibile ed auspicabile che la risoluzione del conflitto ebreo-palestinese possa influire positivamente su l'altro conflitto, russo-ucraino, che minaccia, come tutti sanno, di degenerare in una guerra mondiale.

LA CRISI UCRAINA

Sono passati già alcuni anni dall'aggressione russa all'Ucraina, aggressione che io considero un atto profondamente sbagliato e inconsulto. Le trattative per la pace si sono arenate in mille cavilli inestricabili, segno che forse la Russia ha voluto creare semplicemente un casus belli con l'Occidente. Quello che in realtà è avvenuto è che la Russia si è proposta come potenza antagonista a quella anglo-americana. Se così è, non possiamo non chiederci perché la Russia ce l'abbia tanto con l'Occidente e con gli Stati Uniti in particolare. Essa appoggia una visione della società tradizionalista, in contrasto con il liberalismo selvaggio tipico dell'America e di tutti i Paesi anglosassoni. Per risolvere un conflitto ideologico che potrebbe degenerare facilmente in guerra mondiale (e nucleare), è necessario che gli Stati occidentali, con in testa gli Stati Uniti, si assumano le loro responsabilità, ed accettino di controbattere alle accuse russe nelle opportune sedi: una guerra legale, quindi, e non armata. Per quanto riguarda l'Europa, essa dovrebbe rappresentare un blocco politico-militare a sé, mediano tra Oriente ed Occidente, e soprattutto non allineato con la NATO, un organismo sovrannazionale dotato naturalmente di un proprio deterrente militare, ma con una politica economica socialdemocratica, sia pur con componenti liberiste: insomma una strada europea originale ed indipendente. Questo gioverebbe probabilmente alla causa della pace. Non si vuole certo in questa sede ridisegnare l'assetto politico, economico e militare del mondo, ma cercare di indicare una possibile strada di dialogo pacifico tra le due grandi potenze. Quanto all'Italia, succube più che alleata degli Stati Uniti, essa è un Paese antico, che, in tremila anni di storia, ne ha viste di tutti i colori: guerre, invasioni, devastazioni: credo che il suo popolo non sia interessato ad un'altra guerra, soprattutto dopo la tragedia del fascismo. L'Italia non è mai stata una grande potenza, se non nell'Evo antico, e ritengo quindi che il confronto ideologico-militare tra Russia e Stati Uniti non la riguardi veramente: si tratta di un confronto tra Titani cui essa è, nei fatti, estranea. Perciò penso che lo status più consono all'Italia sia quello neutrale, di Paese non belligerante. D'altronde la Costituzione italiana lo dice chiaro: l' Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. L'Italia può valere, e vale, come Paese della storia, della cultura e dell'arte, ma non è bellicosa. Ricordo infine che Silvio Berlusconi diceva che offendere e non ascoltare la Russia in ciò che ha da dire, può esporre il mondo al rischio di una catastrofe.

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